Le elezioni presidenziali americane del 2024 tra Kamala Harris e Donald Trump si preannunciano come le più tese della storia.
Il conto alla rovescia per le elezioni presidenziali negli Stati Uniti è ufficialmente iniziato: il prossimo mercoledì 5 novembre, milioni di cittadini si recheranno alle urne per decidere il futuro della Casa Bianca. I candidati principali sono Kamala Harris per il Partito Democratico, attuale vicepresidente, e Donald Trump per i Repubblicani, già presidente dal 2017 al 2021.
Elezioni USA 2024, conto alla rovescia: quando si vota
Oltre alla presidenza, i cittadini sceglieranno anche i nuovi membri del Congresso, rinnovando parte del Senato e della Camera dei Rappresentanti.
Il sistema elettorale americano prevede che il presidente e il vicepresidente siano eletti tramite i grandi elettori del Collegio Elettorale, che conta 538 membri distribuiti proporzionalmente tra gli stati in base alla popolazione. Il candidato che raggiunge almeno 270 voti elettorali vince la presidenza.
I seggi chiuderanno intorno alla mezzanotte del 6 novembre (ora italiana), sebbene l’orario possa variare in base ai fusi orari dei diversi stati.
L’Electoral Count Act del 1877 stabilisce che gli stati abbiano fino a cinque settimane dopo l’Election Day per risolvere eventuali controversie, così da consentire la riunione ufficiale del Collegio Elettorale il 17 dicembre.
I voti saranno poi ufficialmente conteggiati durante una sessione congiunta del Congresso il 6 gennaio 2025, e il vincitore si insedierà il 20 gennaio 2025.
Cosa dicono i sondaggi
Secondo il New York Times, il margine di vantaggio di Kamala Harris su Donald Trump è diventato ormai sottilissimo, con meno di un punto percentuale di differenza nella media dei sondaggi nazionali.
Swing States come Pennsylvania, Wisconsin e Michigan rimangono in bilico, e nessuno dei candidati sembra avere un vantaggio determinante.
I precedenti elettorali suggeriscono che, in situazioni di equilibrio, i repubblicani possano ottenere migliori risultati negli stati chiave, come dimostrato da Trump nel 2016.
Con una differenza così esigua, queste elezioni potrebbero essere decise dai voti negli stati chiave, confermando ancora una volta l’importanza strategica del Collegio Elettorale.
Un recente sondaggio del Wall Street Journal ha invece rivelato un dato allarmante: l’87% degli elettori ritiene che l’America subirà “danni permanenti” se il proprio candidato dovesse perdere.
Tra i sostenitori di Harris, il 57% afferma di sentirsi “spaventato” all’idea di un ritorno di Trump alla Casa Bianca; allo stesso modo, il 47% degli elettori di Trump esprime timore per una vittoria di Harris.
Il sondaggio evidenzia anche il timore di violenza post-elettorale, condiviso almeno dalla metà degli intervistati, indipendentemente da chi vinca.
Inoltre, il 53% degli americani crede che le divisioni interne al Paese continueranno a crescere dopo le elezioni. Persino Nate Silver, esperto di sondaggi, ammette l’incertezza sull’esito, pur facendo un’ipotesi personale a favore di Trump.
Il vantaggio di Trump, secondo il Wall Street Journal, è lieve e rientra nel margine d’errore, con la gara che sembra essenzialmente un pareggio. Anche i tradizionali stati indecisi, o Swing States, rimangono incerti, e i sondaggisti si interrogano su come il loro margine d’errore potrebbe influire sulla reale previsione.
Un messaggio elettorale estremo
I messaggi dei candidati sono intensi, amplificando paure e toni apocalittici: Harris ha accusato Trump di fascismo, definendolo “un potenziale dittatore”, mentre Trump risponde descrivendo Harris come una “comunista” e “una minaccia per la democrazia”.
Elon Musk, figura di spicco tra i sostenitori di Trump, ha avvertito i suoi seguaci che il Paese potrebbe non avere più elezioni future se Harris vincesse.